La plagiocefalia posizionale, una deformità cranica asimmetrica caratterizzata da un appiattimento unilaterale dell'occipite, è diventata sempre più comune negli ultimi decenni. Questo aumento è in parte dovuto alla campagna "Back to sleep" lanciata dall'American Academy of Pediatrics (AAP) nel 1992 per ridurre la sindrome della morte improvvisa del lattante (SIDS), che ha portato i bambini a dormire più spesso sulla schiena.
Cos'è la plagiocefalia posizionale?
La plagiocefalia posizionale è diversa dalla craniosinostosi, una condizione più seria causata dalla chiusura prematura delle suture craniche. La plagiocefalia posizionale è invece causata da forze meccaniche prenatali o postnatali che alterano la forma del cranio. Esistono anche altre cause e fattori di rischio, come la prematurità, il travaglio prolungato, la posizione insolita del bambino alla nascita, parti assistiti, gravidanze gemellari, essere il primogenito, problemi al collo, età materna superiore ai 35 anni e il sesso maschile.
La plagiocefalia posizionale può essere classificata in base alla gravità utilizzando la scala di Argenta, che va da 1 a 5, valutando l'asimmetria del cranio, la posizione dell'orecchio e l'aspetto del viso. Un'altra condizione correlata è la brachicefalia posizionale, che si presenta con un appiattimento della parte posteriore del cranio e viene classificata su una scala da 1 a 3.
Perché è importante intervenire?
La plagiocefalia posizionale non è solo un problema estetico; se non trattata, può portare a problemi nello sviluppo neurologico del bambino, come:
Compensazioni posturali
Disfunzioni muscoloscheletriche
Disturbi visivi
Difetti dell'articolazione temporo-mandibolare
Ritardi neurocognitivi
È quindi fondamentale diagnosticare, prevenire e trattare la plagiocefalia posizionale per garantire un adeguato sviluppo neurologico.
Il ruolo dell'osteopatia
L'osteopatia si è dimostrata un valido approccio terapeutico per la plagiocefalia posizionale. Il trattamento osteopatico mira a rilasciare le tensioni membranose che spesso causano la distorsione del cranio. Questo approccio considera il corpo come un'unità funzionale, con particolare attenzione alle membrane, alle articolazioni e ai legamenti cranici. Le tecniche osteopatiche utilizzate includono:
Tecniche per rilasciare le tensioni membranose
Risoluzione di sovrapposizioni e protrusioni delle suture
Trattamento del collo e della gabbia toracica
Normalizzazione della base cranica, della colonna vertebrale e della mobilità del collo
Risultati di uno studio
Uno studio osservazionale retrospettivo condotto presso l'Università di Bari ha esaminato 424 neonati con plagiocefalia e brachicefalia posizionale. I risultati hanno mostrato che:
La maggior parte dei neonati (91,98%) aveva plagiocefalia posizionale, mentre l'8,02% aveva brachicefalia posizionale
Entrambi i gruppi avevano un punteggio di gravità mediano di 3
I neonati hanno beneficiato di una mediana di 3 sedute osteopatiche
I bambini nati pretermine e di sesso maschile avevano punteggi di gravità più alti
Dopo il trattamento osteopatico, tutti i pazienti hanno mostrato un miglioramento, con una risoluzione completa della deformità
La gravità della deformità era direttamente associata al numero di sedute osteopatiche necessarie, mentre non sono state trovate associazioni significative con il sesso o la prematurità.
Conclusioni
Questo studio conferma che il trattamento osteopatico è efficace nel ridurre l'asimmetria cranica nei neonati con plagiocefalia posizionale. L'intervento precoce, preferibilmente entro i primi mesi di vita, è fondamentale per garantire lo sviluppo corretto del bambino. L'osteopatia dovrebbe essere considerata come un approccio di prima linea nei neonati diagnosticati con plagiocefalia posizionale, sia per il trattamento che per la prevenzione delle complicanze a lungo termine.
È importante monitorare le asimmetrie del viso e le funzioni motorie del neonato per una diagnosi clinico-neonatologica precoce della plagiocefalia. Ulteriori studi sono necessari per creare un protocollo di trattamento osteopatico standardizzato che possa migliorare la gestione dei pazienti con questa problematica.
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